giovedì 7 gennaio 2016

BATTISTUZZI LETIZIA

POETESSA

Letizia Battistuzzi nasce a San Vendemiano nel 1958. Oggi vive a Codognè. Nel 1976 si diploma maestra elementare e nel 1981 termina gli studi nel corso di specializzazione per diversamente abili psicofisici. Nel 2009 pubblica la sua prima raccolta intitolata “Come ali di farfalla” a cui seguono “Volano i pensieri”, “Del viver no so” e “Mi inebrio”. Nel 2015 partecipa come poetessa a “Poesie per EXPO 2015” e prepara una nuova raccolta di prossima pubblicazione. Ha ottenuti numerosi riconoscimenti ad importanti concorsi letterari nazionali ed europei. 

Ricorrere alla poesia significa per me osservare il mondo e la vita liberandomi da sovrastrutture e da parole inutili. E' cercare di cogliere l'essenza degli accadimenti, specialmente quelli che provocano il dolore, per raggiungere al di là dell’emozione, la speranza nell'abbandono all'infinito. E' un bisogno che è nato dal profondo, da anni di solitudine, dalla ricerca di comunicare e trasmettere l'esperienza che non si è soli perchè al di là delle stelle c'è Qualcuno che ci guarda e ci ama...e tutto in un attimo, in sintesi. L'HAIKU è lo stile poetico giapponese a cui ricorro. Esso è uno stile che a partire dal secolo XVI si trasformò da comico satirico in lirico. Il mio non è un haiku puramente tecnico o classico caratterizzato dal fatto che uno dei tre versi introduce un argomento che viene ampliato e concluso negli altri due. Preferisco affidarmi ad un verso in cui l'attimo di vita diventa tessera di un mosaico che ha valenze autobiografiche. Prediligo infatti introdurre nei miei versi una emozione personale con i suoi elementi esistenziali. L’ amore, è il sentimento che pervade nelle mie poesie che rivelano pure la stagione immergendo il lettore nell'atmosfera che descrivo.

Attendo il ritorno
del sole n festa
per rischiarare il cuore
di bianco pensiero.
Un respiro
per il respiro
                  dell’eternità.

 …e ci fu quel tempo
di porte chiuse
con parole di nessuno
ed ora nell’autunno
il raggio chino
illumina il mio volto
sul sfiorir solitario
dell’esistenza rasserenata
col vigore dell’amore del cielo.
                    … e ci fu quel tempo
  
…e come aquila
riposerò il mio dolore
sull’infinito Tuo cuore
per riscoprirne infine
gioia d’incanto.

             …e nell’infinito tuo cuore





BIASI STEFANIA


PITTRICE

Sono Stefania Biasi, nata a Conegliano il 25.08.1969 cresciuta e residente a Codognè, sono sposata con due figli: Sofia e Sebastiano. La passione per il disegno è iniziata già quando avevo 12 anni, prima come hobby, copiando i fumetti dei cartoni animati poi passando alla pittura ad acquerello, olio su tela e ritratti a matita o pastello. Mi hanno aiutato sicuramente alcune nozioni della scuola d’arte sull’uso della luce e delle ombre, il disegno dal vero e il chiaroscuro. Questo hobby mi ha portato a condividere con altri questa mia passione realizzando anche quadri su commissione. La mia più grande ispirazione viene dai paesaggi naturali e dalle figure animali in generale. Con il passare degli anni mi sono ritrovata a disegnare e riprodurre figure sacre, in particolare la Madonna col bambino, per la sensazione di pace e serenità che mi danno. In questi anni ho sviluppato e approfondito diverse tecniche di rappresentazione, dalla matita al carboncino, dai colori ad olio all’acquerello, perfezionandole sempre di più come autodidatta. Attraverso la pittura mi sento realizzata, dipingo d’impeto quando i soggetti sono sacri, mentre per quanto riguarda la ritrattistica disegno a più riprese per perfezionare, con cura quasi maniacale, l’opera. I soggetti delle mie opere sono i più disparati, dalle persone ai paesaggi, dagli animali alle nature morte. Nel ritratto a matita uso il chiaroscuro per il senso della realtà mentre uso le sfumature per dare espressività. Negli acquerelli uso colori vivi, accesi per sottolineare la bellezza del nostro patrimonio. Dal 1990 al 2012 ho fatto parte come socio del “Gruppo arti visive” di Vittorio Veneto, con il quale ho partecipato ad alcune mostre espositive nei paesi limitrofi e della provincia. Vado particolarmente orgogliosa della mostra permanente presso l’ospedale di Treviso (reparto di psichiatria) a cui ho donato diverse mie opere. Spero di trasmettere attraverso le mie opere, tutta la positività, gioia e serenità, che mi ispirano, specialmente nei colori dei miei acquerelli.









BOSCARIOL ALDO

ARTISTA

Boscariol Aldo nasce a Roverbasso di Codognè il 10 dicembre 1952 ed è il settimo di sette fratelli. Finite le scuole trova lavoro presso un’azienda di Francenigo come operaio specializzato nella realizzazione di sedie. Dopo la nascita dei due figli, inizia quasi per caso a creare giocattoli: realizzare trenini, fiori, animaletti per i piccoli di casa diventa ben presto un buon passatempo. Col passare degli anni, la passione e l’impegno aumentano e si passa a vere e proprie opere artigianali realizzate con materiali di scarto, come blocchi di marmo, oppure legno e materiali facilmente reperibili in natura come le foglie di mais,radici,tronchi. I soggetti sono molteplici, così come le occasioni per esporre le proprie creazioni: la Festa dell’Abero di Roverbasso, la Festa della Zucca di Gaiarine, varie mostre presso la Biblioteca di Codognè e Palazzo Moro di Oderzo, così come la decorazione di importanti vetrine di negozi nel centro di Oderzo. Realizza, inoltre, delle sculture a grandezza naturale, partendo da tronchi di alberi recisi: il S.Bartolomeo, presso l’omonima Chiesetta a Bibano e la Dea dell’abbondanza presso la Cantina Tombacco di Gaiarine. Se finora ogni realizzazione nasce dalla passione autodidatta del Sig.Boscariol, recentemente questa sua arte gli da la possibilità di conoscere altri artisti locali, principalmente pensionati, che decidono di autofinanziarsi e coltivare insieme il loro talento. E’ cosi che affitta un locale presso la Casa di Riposo Simonetti di Oderzo e una volta alla settimana, grazie a un maestro chiamato da Zenson di Piave, partecipa a un corso di lavorazione della terra cotta, ampliando e affinando così le sue conoscenze artistiche.

“Tutte le mie creazioni non nascono per fini commerciali, ma sono il risultato di momenti magici, durante i quali le mie mani in armonia con l'animo e il cuore, danno forma a pensieri profondi. Specialmente per quanto riguarda le opere realizzate con materiali di scarto, mi lascio guidare dalle sensazioni che la meravigliosa natura che ci circonda mi suggerisce”









BREDA ANTONIO AMBROGIO

SCULTORE

Antonio Ambrogio Breda nasce a Codognè il 26 febbraio 1873 da Andrea e Teresa Derovere. Frequenta la scuola fino alla terza elementare e poi, insieme ai cinque fratelli (Maria, Giobatta, Olivio Ludovico e Angela Giuseppina), aiuta il padre nei lavori in campagna. A 15 anni si reca a servizio del parroco del paese per la somma di 8 lire; questi sono gli unici soldi utili, insieme a qualche guadagno delle sorelle maggiori, al sostentamento della famiglia che nel frattempo aveva visto mancare il padre. Nel 1890, a soli 17 anni tenta la sorte in un piccolo paese della Baviera dove trova lavoro insieme ad altri italiani in una fornace. Lì lavorava duramente fino alle nove di sera con una solo ora di riposo a mezzogiorno nella quale si mangiava cibo inspiegabile e si dormiva sulla paglia. Inizialmente viene pagato 36 marchi al mese e, anche se l'ultimo anno ne guadagna 50 purtroppo non riesce ad arricchirsi molto. Il 7 marzo 1894 viene chiamato sotto le armi a Novara e qui lavora ancora più duramente fino alla fine del servizio militare. Alla fine del febbraio 1896 parte da Codognè insieme a tre compagni, attraversano il Brennero e giungono a Zurigo in Svizzera dove trovano lavoro per tre settimane al porto di Männedorf. Lì le condizioni di lavoro sono molto dure tanto da dovevano lavorare nel fango e nell'acqua alta anche tre metri. Terminato il servizio e ritornato con i suoi compagni in città, trova un impiego sotto il NordwestBahn sul doppio binario Gotthardbahn (San Gottardo) fra le stazioni di Wollishofen e Thalswil. In questo periodo riesce a risparmiare e ad inviare a casa qualche soldo alla famiglia. Nel mese di Giugno riceve la notizia di essere stato raggiunto in Svizzera dal fratello maggiore, insieme partono da Zurigo diretti in Germania senza saper parlare una parola di tedesco. Dopo diversi tentativi trova lavoro dal Signor Bainneister Hutter come manovale remunerato con una paga di circa 3,50 marchi per 11 ore di lavoro. Il 28 settembre del 1896 inizia a lavorare in fabbrica, prima come manovale e successivamente addetto alle macchine per la lavorazione del legno. Qui prende 30 centesimi all'ora ed è molto contento del suo salario. Nel 1899, dopo una corrispondenza amorosa, sposa Zaia Regina, una giovane ragazza di Codognè nata il 19 maggio 1887 da Antonio a Dario Marina. Il 28 aprile dello stesso anno vanno ad abitare in Svizzera e a novembre vengono raggiunti anche dalla madre di lei e dal fratello Giovanni. Tra il 1903 e il 1906 Antonio, che aveva sempre coltivato la passione per il legno, inizia a lavorare, con l'aiuto dell'amico Massimo Dostmann, ad un altarino in legno traforato alto tre metri. La realizzazione dell'opera richiede molto impegno, materia prima e anche molti soldi. Dopo tre anni passati a dedicarci il tempo libero finalmente l'opera viene terminata e Antonio ha l'onore e la soddisfazione di esporla al pubblico il giorno della Processione del Corpus Domini davanti la casa parrocchiale di Henan. Dopo un paio di settimane l'altarino viene smontato e spedito in Italia per regalarlo alla Parrocchia di Codognè dove viene sistemato nella chiesetta dell'Asilo Sacro Cuore di Gesù. Nel 1920 Antonio si ammala al cuore ma possiede ancora un po' di forza per continuare a svolgere qualche lavoro fino alla morte, il 3 luglio 1945.


Di seguito si riporta le parole con cui l’artista Antonio Breda descriveva la sua opera:
Niederuyuril, 18 Aprile, 1926
Molto reverendo Don Vittorio Bernardi, 

Mi fa tanto piacere la di Lei intenzione di illustrare in un libro di memorie anche l’Altarino da me costruito. Però poco posso dirLe, soltanto che fu tutto fatto dopo il lavoro giornaliero e cioè nelle ore di sera, di notte e anche di domenica: Che il buon Dio mi perdoni! Il disegno è di provenienza germanica, il lavoro di traforo (segatura) io feci da solo e durò ben tre anni, dal 1903- 1906. Il legno lo comperai coi piccoli risparmi raggranellati quindicina per quindicina. Nel lavoro di montaggio e incollatura fui aiutato da un mio collega germanico, certo Massimo Dostmann che pure nelle ore d’ozio volenterosamente si offerse al mio invito e al quale a lavoro finito diedi una piccola indennità corrispondente a 10 centesimi all’ora. L’Altarino, compiuto che fu, venne esposto la prima volta in occasione della grandiosa Processione del Corpus Domini, davanti la casa parrocchiale di Henan ed io ebbi la compiacenza di vedere posato sul mio Altarino il Padrone e Signore del mondo, e questo fu la mia più grande ricompensa. Dopo alcuni giorni l’abbiamo smontato in diversi pezzi per la verniciatura. Poi a spese mie siamo andati a S. Gallo per l’acquisto delle statue e provveduto per l’imballaggio, di mia spontanea volontà inviai l’altarino oltre il Gottardo a destinazione del mio paese nativo, di Codognè, e che rimanga là fino che sarà consumato. Quando farò visita al mio paese, non mancherò di darle una nuova offerta. Per tanto La riverisco e mi creda Suo dev.mo
Antonio Breda







CANZIAN DANIEL

Chef

La cucina è sempre stata parte della sua vita, perchè i genitori gestiscono da anni un importante ristorante a Lignano Sabbiadoro. Oggi, la sua fama si espande. Dalla Scala al Vinitaly il menù del galà inaugurale parla trevigiano, o meglio codognese, con la regia dello chef Daniel Canzian. 
Dopo gli studi superiori e molta gavetta come richiede questa strada, perfeziona la sua formazione sotto la bravura dello Chef Gualtiero Maltesi  a Milano. Oggi vive e lavora a Milano dove gestisce il suo ristorante. 
Chef ormai al centro del settore della ristorazione nazionale e internazionale: sarà proprio Daniel, infatti, a curare il menu di apertura dell'edizione 2019 di Vinitaly, celebre kermesse nell'ambito vitivinicolo nata nel 1967 e in programma dal 7 al 10 aprile negli spazi di Verona fiere. 
Il pranzo di domenica 7 aprile porterà la sua firma, protagonista di un 2018 per lui fortunato e di un 2019 davvero promettente. Risale allo scorso 7 dicembre, infatti, la realizzazione di un suo menu per la cena della prima dell'Attila di Giuseppe Verdi alla Scala di Milano, un appuntamento con ben 500 invitati. Il piatto servito alla Scala è stato un omaggio a Codognè e alla mela cotogna.
E sempre Daniel ha rappresentato l'Italia nell'ambito dell'associazione internazionale Jeunes restaurateurs d'Europe (Jre), comprendente giovani ristoratori di tutto il mondo dove, all'inizio dell'anno, ha ricevuto l'incarico di gestirne l'area finanziaria e i fondi del bilancio europeo per i prossimi 4 anni. Una passione, quella di Canzian per il proprio lavoro, destinata a riscuotere sempre nuovi successi e che sarà sicuramente da esempio per i tanti giovani desiderosi di affermarsi in questo settore. 


(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnwews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it


 

CARNELOS SANDRO

ORGANISTA

Sandro Carnelos, ha studiato presso il Conservatorio “B. Marcello” di Venezia, diplomandosi con il massimo dei voti e la lode in Organo e Composizione Organistica, Prepolifonia Gregoriana. È stato vincitore della prima Rassegna Regionale Organistica di Maerne (VE) ed ha effettuato oltre 1200 concerti, suonando in Italia ed all’estero, partecipando ad importanti Festival Organistici Internazionali (Budapest, Bourges, Hannover, Monaco, Zurigo etc). È organista titolare dell’organo A Zeni del Tempio Votivo di Ponte della Priula (TV), dedicato alla fraternità europea.

“Io credo che prima di pensare all'aspetto puramente emotivo, bisogna porsi nel rispetto dell'opera d'arte, si tratta di "ricostruire" in musica quello che la grafica di uno spartito ci comunica in maniera molto sintetica e talvolta anche imprecisa cioè:
…raccogliere informazioni su varie fonti sull'autore, periodo storico e situazione politico-culturale del suo ambiente,
…reperire le edizioni cosiddette "critiche" sul brano in questione,
…studiare l'opera da interpretare come si presume l'abbia pensata il compositore,
…rammentare che la musica non è un'arte "figurativo-plastica" cioè che si può visionare e restare immutata o quasi nel tempo, tipo pittura-scultura, bensì un'arte in continuo movimento, soggetta ai mutamenti di costume e soprattutto alla preparazione culturale dell'interprete,
…più che la propria emotività, la quale è molto personale, penso sia meglio rivolgere la propria attenzione a quella dei "fruitori" del proprio messaggio, cioè agli ascoltatori, i quali "sentono" la produzione artistica che viene loro propinata dall'esecutore in modo più o meno convincente.
…se manca uno dei tasselli preliminari descritti sopra, il "messaggio" emotivo non sussiste che nella fantasia di ognuno di noi”.








CISOTTO PIERMARIA

Poetessa.

Nasce a San Vendemiano il 23 dicembre1953, si diploma all'Istituto Magistrale di Sacile.
Vive a Conegliano e lavora, con i due figli e il marito, nell'attività di famiglia a Codognè.
E' nonna di cinque bellissimi nipotini, che sono la vera immensa felicità della sua vita.
Fin da giovane ha iniziato a scrivere poesie, fiabe e racconti.
Curriculum letterario:
Piermaria, nel marzo del 2014, partecipa al 2° Concorso Nazionale Città di Conegliano con la poesia "A mia Madre", riceve la prima segnalazione di merito. Il 7 settembre  2014 presenta, presso la sala consiliare del Comune di Codognè, la sua prima raccolta di poesie intitolata "Arcobaleni d'infinito", dove ricorrente e fondamentale è il tema della luce, "essenza" che deve accompagnare quotidianamente la vita di ogni uomo.
 Nel marzo del 2017, al quinto Concorso "Città di Conegliano", si classifica al 3° posto con la poesia "Primo Amore".
Nel giugno del 2017 al nono Concorso "Cardinal Branda Castiglioni" di Castiglione Olona (Varese), viene premiata con un 4° posto, ricevendo una Menzione d'onore con la poesia "Imprescindibile Luce".
Nel dicembre del 2017, alla 3^ edizione del Concorso Internazionale "Salvatore Quasimodo", viene premiata con una menzione di merito per essere arrivata tra i primi finalisti. In questo importante Concorso, che vede come Presidente di Giuria Alessandro Quasimodo, figlio del grande poeta Salvatore , premio Nobel per la Letteratura Italiana.
La poesia premiata si intitola "La luce dell'anima".
Certa che la poesia è la migliore espressione dell'anima, Piermaria fa tesoro di ogni esperienza poetica.

Codognè 25 gennaio 2018



V Concorso nazionale di poesia Città di Conegliano (7 maggio 2017) - terzo posto per Piermaria Cisotto con la poesia "Primo Amore".

DAL CIN LUIGI

SCRITTORE

Luigi Dal Cin (Ferrara, 1966) autore di libri per ragazzi, ha trascorso buona parte della sua infanzia e adolescenza a Codognè dove abitavano i suoi nonni paterni. Ha pubblicato oltre 100 libri di narrativa per ragazzi, tradotti in 10 lingue (inglese, francese, spagnolo, tedesco, portoghese, giapponese, coreano, mandarino, cantonese, russo), ha già ricevuto una decina di premi nazionali di letteratura per ragazzi, tra cui il prestigioso Premio Andersen 2013 come autore del miglior libro 6/9 anni. Fa parte della giuria di concorsi letterari ed è docente di corsi di scrittura sullo scrivere per ragazzi per Cafoscariletteratura, per la Mostra Internazionale di Illustrazione per l’Infanzia ‘Le Immagini della Fantasia’ di Sarmede (TV) di cui ogni anno cura anche le fiabe proposte, per il Master ‘Illustrazione per l’Editoria’ dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, per i Movie Days del Giffoni Film Festival, per Fondazione Musei Civici di Venezia, per Fondazione Radio Magica Onlus, per Camù Centri d’Arte e Musei di Cagliari. Scrive per il teatro. Sulla sua opera sono state discusse Tesi presso le Università di Roma Tre, di Milano, di Udine, di Padova, di Catania, di Ferrara. Ha ideato per Monumenti Aperti il progetto ‘Le parole della bellezza’ che conduce dal 2013 per raccontare agli alunni il patrimonio storico-artistico-culturale d’Italia. Instancabile e appassionata la sua attività di incontri, spettacoli e laboratori di scrittura con gli alunni nelle scuole e nelle biblioteche di tutta Italia.

Gli alunni che, come autore di libri per ragazzi, incontro nelle scuole di tutta Italia a volte mi chiedono: “Che senso ha scrivere, narrare delle storie che magari finiscono bene, di fronte alla violenza, alle guerre, alla fame, alle cose brutte che finiscono male?”.
Allora racconto che c’è un’amica che sa spiegare benissimo la forza della narrazione: è Shahrazàd, un personaggio delle Mille e una notte. All’inizio della sua vicenda c’è un re tormentato dal tradimento della moglie. Sconvolto dal dolore e dal desiderio di vendetta ordina che ogni sera gli venga portata una nuova fanciulla che poi, di notte, uccide. Il popolo inorridito comincia a fuggire. Resta Shahrazàd, la figlia del visir: si dice abbia letto più di mille libri nella biblioteca del padre. Si offre al re per salvare la vita delle altre ragazze. Il re accetta, ma poi viene la notte e, anche per lei, il momento di essere uccisa. Shahrazàd allora chiede al re di potergli prima raccontare una storia. Il re, incuriosito, accetta. Shahrazàd racconta, e racconta, e intanto arriva l’alba. Di giorno il re si deve occupare delle faccende del regno: “Per ora ti faccio salva la vita – le dice – perché voglio sapere come finisce la tua storia, poi la prossima notte ti ucciderò”. Ma ogni notte Shahrazàd inizierà una nuova storia e, prima che sia terminata, ogni volta sopraggiungerà il mattino e dovrà interromperla. E ogni volta il re giurerà di farle salva la vita finché non avrà ascoltato il resto del racconto. Penso se lo sia chiesto anche Shahrazàd: “Che senso ha raccontare una storia di fronte a questo re che mi vuole uccidere, di fronte a tutto questo male?”. Ma poi le storie che Shahrazàd narra in quelle milleuno notti buie, salvano non solo la sua vita, ma quella di tutto il popolo. Salvano il futuro dell’intero regno. Salvano anche lo stesso re che alla fine si pentirà della propria vendetta omicida, annullerà la condanna a morte fin lì tenuta sospesa, s’innamorerà di Shahrazàd e saprà di nuovo gioire della vita. Le storie narrate da Shahrazàd tengono, così, lontana la morte. Quelle storie sospendono il tempo. Ma io credo che tutte le narrazioni, il tempo lo sospendano, anzi, credo che facciano scorrere dentro di noi il tempo di tutti gli uomini che hanno gioito e sofferto come noi. Le storie narrate fanno vivere in noi il tempo dell’intera umanità. Le storie ci salvano: danno nomi ai fatti, alle paure, alle speranze più profonde, e bloccano la ripetizione del male. ‘La storia delle genti passate serva da esempio alle generazioni future’ recita l’inizio delle Mille e una notte.

Tra gli oltre 100 libri pubblicati: La festa della luna, Ed. Happy Art 1999; Matteo, la luna, il sole e la signora Stella Polare, Paoline Ed. 2000; Ceneruttola e Neropece, romanzo, Ed. Mobydick 2000; Rane, principi e magia, Ed. Happy Art 2000; La pietra di luce, romanzo, Ed. Tredieci 2001; The musical tree, Gakken Co. Tokyo 2001; L’orto delle fiabe, Ed. Happy Art 2001; The moon in the lake, Gakken Co. Tokyo 2002; La zuppa del venerdì, Edizioni Castalia 2003; Small railroad things, Gakken Co. Tokyo 2003; La fiaba del Vajont Fatatrac 2003; Cenerentola ovvero la scarpetta di vetro Editrice Il Castoro 2003; Primo giorno di scuola nella foresta Edizioni Tredieci 2004; Il canto del mare Tredieci 2005; Storia di un ciliegio Edizioni Castalia 2005; Le Mille e Una Storia d’Oriente Panini Edizioni 2005; The fisherman’s dream Gakken Co. Tokyo 2006; Ranocchi nel fango in Pace libera tutti – Scrittori e illustratori per la pace’ UNICEF 2006; Senigallia Bohem Press 2006; Senza Numero Industrialzone 2006; La collina dei draghi e La strega megera in Le grandi storie Editrice AVE 2006; Le voci dei Tamtam, dieci fiabe dall’Africa Panini Edizioni 2006; L’épidémie d’imagination Soleil De Minuit Québec 2007; Storia Meravigliosa (e un po’ scomoda) di un’Autentica Principessa Kite Edizioni 2007; Like the Waves of the Sea Gakken Co. Tokyo 2007; Turandot Kite Edizioni 2007; Favolosi intrecci di seta, fiabe dall’Estremo Oriente Panini Edizioni 2007; The musical tree Educational Technology Hong Kong 2008; The full moon makes me have a dream Educational Technology Hong Kong 2008; Small railroad things Educational Technology Hong Kong 2008; Ferrara – I draghi, i cavalier, l’audaci imprese, le biciclette Kite 2008; La casa del vento Lapis 2008; Ranocchi nel fango Fatatrac 2008; Andrea Palladio Kite 2008; I canti dei ghiacci, fiabe dalle Regioni Artiche Panini Edizioni 2008; The Giant’s Hill Gakken Co. Tokyo 2009; The Sun and the Cloud Gakken Co. Tokyo 2009; Rane, principi e magia in Rane, principi e magia. Le migliori storie del Premio Cordone Le rane Interlinea 2009; E il lupo non passa! Lapis 2009; Echi d’oceano, fiabe dall’Oceania Panini Edizioni 2009; Insieme si fa festa! Lapis 2010; I Mirabolanti Viaggi di Nicky Stoppino, investigatore privato Kite 2010; Al di là, papà! Chardin tra le righe Ferrara Arte 2010; A Ritmo d’Incanto, fiabe dal Brasile Panini Edizioni 2010; Un mare di amici… Lapis 2011; Quel vento magico a Parigi! Ferrara Arte 2011; Il Grande Albero delle Rinascite, fiabe dalle terre d’India Panini Edizioni 2011; Ho sognato! Kite 2011; Bolzano – Le avventure del cavaliere senza nome Athesia 2011; Nel cuore della notte – Georges de La Tour a Milano Edizioni ENI 2011; Musica nel bosco Einaudi Scuola 2012; Lo strano caso dell’esploratore Stanley Livingstone Einaudi Scuola 2012, L’Orlando Curioso Ferrara Arte Edizioni 2012; Nel Bosco della Baba Jaga Panini Edizioni 2012; Cappuccetto Rosso, una fiaba moderna La Margherita 2012; Wiligelma Cook La Scuola 2012; Rovigo – Bellezza chiama bellezza, tesoro chiama tesoro Kite 2012; Il favoloso quaderno della piccola sorella Grimm Einaudi Scuola 2013; Ciak, il Cinema! Lo sguardo di Michelangelo Ferrara Arte Edizioni 2013; Storia Meravigliosa (e un po’ scomoda) di un’Autentica Principessa CΛOBO/SLOVO Edizioni Mosca 2013; I Sogni del Serpente Piumato - Fiabe e leggende dal Messico Panini Edizioni 2013; La Calaca Llora y la Serpiente Sueña – Cuentos y leyendas de México SM de Ediciones México, 2013; Nella vecchia fattoria Einaudi Scuola 2013; Il puzzle di Matteo Kite 2014; Il Canto delle Scogliere - Fiabe e leggende dalla Scozia Panini Edizioni 2014; Improvvisando! Edizione Accademia Nazionale di Santa Cecilia 2014, Sotto le ali del vento, Lapis 2015; La fiaba è servita! – Cibi incantati dall’Italia Panini Edizioni 2015; Il deserto fiorito Kite Edizioni 2015. Ha pubblicato per la narrativa scolastica, per CETEM: Strana storia nel bosco in ‘In Vacanza con... lupo Leo, vol. 1’, Il Magico Regalo in ‘In Vacanza con... mago Tac, vol. 2’, Pirati e tesori in ‘In Vacanza con... i pirati, vol. 3’, La Torre del Segreto in ‘In Vacanza con... il fantasma, vol. 4’; per le Ed. Tredieci: Primo giorno di scuola nella foresta in ‘Pronti... Via! 1’, Irene e il singhiozzo dell’orco in ‘Pronti... Via! 2’, Le prodigiose Melab in ‘Pronti... Via! 3’, Polvere nera nel bosco in ‘Pronti... Via! 4’, Il Tesoro dell’Isola di Pongo in ‘Pronti... Via! 5’; per MINERVA Scuola: Nella vecchia fattoria allegato a ‘Re Alfabeto in vacanza, vol. 1’, Il favoloso Quaderno della piccola sorella Grimm allegato a ‘Re Alfabeto in vacanza, vol. 2’, Pirati dappertutto! allegato a ‘Re Alfabeto in vacanza, vol. 3’, Perdi la maestra e trovi un mistero allegato a ‘Re Alfabeto in vacanza, vol. 4’, Musica nel bosco allegato a ‘Vacanze Evviva! Vol. 1’; Lo strano caso dell’esploratore Stanley Livingstone allegato a ‘Vacanze Evviva! Vol. 4’. Ha pubblicato La foresta furbastra... un gioco diverso (racconto e videogioco in CD ROM), Edizioni Costatilla – Disabili.com 2005 distribuito in oltre 32.000 copie in tutte le Scuole Primarie della regione Veneto. Ha pubblicato guide turistiche per ragazzi per la Collana Giraitalia, Bohem Press e per la Collana Arte e Avventura, Kite Edizioni. Scrive sul mensile per l’infanzia La Giostra, dal 1997. Ha scritto saggi su temi di letteratura giovanile in alcune riviste del settore e, dal 2004, i saggi introduttivi ai volumi cataloghi ‘Le immagini della fantasia – Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia’ di Sarmede (TV). Ha vinto i seguenti premi dedicati alla letteratura per ragazzi: Premio Nazionale Città di Marostica ‘Arpalice Cuman Pertile’ (1996); Premio Nazionale ‘Zaccaria Negroni’ (1996); Concorso Nazionale ‘Raccontami una fiaba’ (1998); Concorso Nazionale ‘Gianni Cordone’ (1999); Premio Nazionale ‘Una favola per sognare’ (2000); Premio Nazionale ‘M. Tabarrini-Castel Ritaldi’ (2000); Premio Internazionale Fiur’lini (2001); Premio Nazionale ‘Una favola al castello’ (2001); Premio Letterario ‘Libro di Marca’ (2002); Premio Nazionale ‘Alpi Apuane’ (2002), Premio ‘Dante Alighieri’ (2003); Premio UNICEF Comitato Provinciale di Ferrara (2004), Premio ‘F. Bernagozzi’ (2009), Premio Andersen (2013) come autore del miglior libro 6/9 anni. Dal 2010 è Presidente della Giuria del Premio Letterario Nazionale ‘Anna Osti’ di Costa di Rovigo per il settore Narrativa per Ragazzi. Ha tenuto una Lectio Magistralis sullo scrivere per ragazzi all’Accademia della Crusca in occasione delle Olimpiadi di Lingua Italiana organizzate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
www.luigidalcin.it






DAL CIN PIO

FOTOREPORTER e SCRITTORE

Pio Dal Cin nasce nel 1956. Da sempre appassionato di foto e scrittura, è stato per molti anni il fotografo della pagina del Gazzettino di Conegliano. Ha iniziato il suo percorso a Venezia, con il Summit del 1987 per poi continuare come fotografo di guerra, dal crollo del Muro di Berlino alla guerra Serbo Croata alla Rivoluzione Rumena. In Terrasanta per il settimanale L’Azione di Vittorio Veneto negli anni 90 ha realizzato alcuni servizi a Gaza e in Cisgiordania. Ha collaborato con l’Associated Press per il Nord Est Italia. Nel 2014 ha pubblicato il suo primo libro “Codognè Cuore Veneto”. E’ appena stato edito il suo secondo libro intitolato “Taxidriver. Un veneto a Miami”.

“Se dovessi definire quello che sono, direi sicuramente un appassionato di fotografia con l'amore per la scrittura. Scrivere con la luce o con la penna in fondo sono la stessa cosa. Fotografare per me significa provare a congelare in un attimo una frazione infinitesima di tempo allo scopo di regalare un'emozione a chi la guarda o la guarderà magari tra due o trecento anni. Scrivere con la penna vuol dire coinvolgere chi legge cercando di raccontare per esteso le avventure di una vita vissuta contro corrente. Oggi dalla finestra del mio piccolo paese di campagna riesco a tornare indietro attraverso le mie foto e i racconti conservati dei miei viaggi per condividere le emozioni, gli incontri, le esperienze più suggestive che la vita mi ha regalato.
Senza avere la presunzione di possedere a risposta a tutti i perché, ma consapevole della fortuna di aver esplorato la gente attraverso gli incontri che ho fatto. Partendo dalle radici contadine de miei avi, come un albero ho cercato di estendere i miei rami e le mie foglie verso il cielo,viaggiando, fotografando, scrivendo, poiché questo è quello che riesco a fare meglio di ogni alta cosa; perché questo è il sogno che ho voluto e voglio continuare a vivere.”(Pio Dal Cin)





DAL CIN RENZO

STUDIOSO

Renzo Dal Cin è nato a Codognè il 15/07/1936. Ha frequentato il liceo a Conegliano e quindi si è iscritto a Scienze Geologiche all'Università di Padova dove si è laureato con il punteggio di 110/110. Dopo una breve parentesi all'Osservatorio Geofisico di Trieste, ha partecipato a diversi concorsi all'Università di Ferrara dove ha raggiunto il massimo della carriera universitaria con la nomina di professore ordinario. È in pensione dal 2006.

“Sono professore ordinario di Geologia Ambientale presso l'Università di Ferrara. Ho sempre insegnato tale disciplina agli studenti di Ingegneria Civile e di Ingegneria del Territorio. Dato il mio campo di ricerca sono stato a Roma, membro per oltre un ventennio del “Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici”, sezione “Costruzioni marittime”, ma ciò che mi rende più orgoglioso e che mi ha fatto vincere il concorso a professore ordinario, sono i risultati delle mie ricerche scientifiche testimoniate da un centinaio di pubblicazioni su riviste americane, italiane e del resto d'Europa. Tali ricerche riguardano, soprattutto, la dinamica costiera: ad esempio le cause dell'arretramento delle spiagge, le opere di difesa dei litorali in erosione, lo spostamento delle sabbie durante le mareggiate, le caratteristiche e la direzione delle onde, gli effetti sulle spiagge della costruzione di porti, etc...”

 (Renzo Dal Cin)

DE FAVERI FLAVIO ANGELO

SCULTORE

Nasce a Codognè, in Borgo Scuole, l’11 luglio 1930. Il padre, De Faveri Antonio, classe 1904, originario di Oderzo, era un bracciante mentre la madre, Pinese Antonia Alba (detta Antonietta), del 1908, nativa di Ormelle, era casalinga. Nel gennaio 1931 l’intera famiglia emigra in Francia, a Montauban, a 50 chilometri da Tolosa. Antonio fu un abile falegname, a cui Flavio guarderà con ammirazione. Fin da piccolo frequenta la bottega del padre, dimostrando talento e creatività nella lavorazione del legno. La Seconda Guerra Mondiale fu un’esperienza difficile per Flavio e la sua famiglia. Egli si ricorda ancora della fame sofferta e di quell’estate del 1943 quando, spigolando con i suoi fratelli riuscirono a raccogliere due berretti di grano che fecero essiccare per poi macinare con il piccolo mulino per il caffè. Dopo aver chiesto un po’ di lievito al panettiere, la loro madre preparò quattro piccoli panini. Erano così buoi nonostante fossero così duri! Nel 1947 ottiene il titolo di CAP ebanista e due anni dopo si iscrive alla Scuola di Belle Arti di Tolosa, vincendo nel 1954 il prestigioso Grand Prix de Beaux-Arts della città. Nello stesso anno si posa con Licia Bin, anch’essa di origini italiane e residente a Montauban. Avranno 3 figli: Eric, Jacqueline e Sandra. Nel 1961 il giornale “Les Arts” lo elenca tra i dieci giovani pittori francesi più promettenti. Comincia anche la sua carriera come insegnante di disegno. Il 1 gennaio 1963 viene nominato professore presso i corsi organizzati dalla Municipalità di Montauban. Il primo anno registrò 2 allievi; nel 1990 gli iscritti furono 179! Ad oggi, Flavio annovera un nutrito portfolio di opere, anche monumentali, realizzate in legno, in pietra o in bronzo, esposte non solo in Francia, ma anche in Belgio e negli Stati Uniti. 


Franck Bouchè, allievo di Flavio, lo descrive così: “E’ con immenso piacere che esprimo la mia riconoscenza a questo artista di Montauban al quale devo il mio percorso sia universitario che professionale. Egli mi ha trasmesso la sua passione per il disegno e la grafica, per lo studio dei volumi e delle forme con un senso acuto dell’osservazione dei dettagli. Allievo di Flavio De Faveri dal 1982 al 1987, sono sempre stato impressionato, a volte intimidito, da questo grande personaggio che ha donato, forse senza saperlo, un senso diverso alla mia vita, una nuova visione delle cose. E’ stato un tale padre spirituale, in senso artistico, che sento sempre la sua presenza ogni qual volta mi trovo davanti al foglio da disegno o ad una prova grafica determinante per il mio futuro, come quella del concorso d’ammissione alla Scuola d’Arti applicate di Angouleme. Accadde circa 25 anni fa e, nonostante gli strumenti si siano evoluti, ancora oggi attingo al suo fondamentale insegnamento quale risorsa necessaria per elaborare i miei progetti grafici. Come si può comporre una bella pubblicità se non si conosce il disegno? Sarebbe come un musicista che non conosce il solfeggio. Sono molto grato a Flavio perché con lui ho appreso il mio solfeggio. E’ con viva emozione che gli dedico il mio percorso professionale”.











mercoledì 6 gennaio 2016

IL FOTOCLUB E GLI APPASSIONATI FOTOGRAFI

Il 23 ottobre 1987 nasceva il Fotoclub di Codognè, che annoverò più di sessanta iscritti non solo del paese, ma anche di Oderzo, Vittorio Veneto, Tarzo e Pordenone.
L'intento era quello di creare momenti per la condivisione delle esperienze, nonchè per fornire occasioni di formazione. Negli anni Ottanta, infatti, la fotografia era ancora analogica e necessitava dell'uso di rollini e poi dello sviluppo e della stampa in laboratori specializzati oppure in camera oscura. In molti casi, poi, le fotocamere erano completamente manuali e tutto ciò rendeva necessaria una conoscenza, almeno di base, della macchina e delle tecniche, specialmente per coloro che volevano sperimentare le molteplici potenzialità della fotografia.
Grazie, inoltre, all'originalità di Stefano Esposito, il Fotoclub si dotò di un proprio logo, nato dall'idea di rileggere la facciata di Villa Toderini come l'obiettivo di una fotocamera.
L'anno successivo il club organizzò un corso di fotografia, di dieci lezioni, invitando a relazionare nomi importanti quali: i fotografi ed artisti Danilo Turchetto e Carlo Del Puppo di Vittorio Veneto, l'incisore ed insegnante Domenico Peruzzi di Gaiarine, il fotografo Vincenzo Terrasan.
A seguito di ciò, fu indetto un concorso fotografico.
Le foto dei concorrenti vennero esposte per due settimane nei locali del noto bar del Borgo Chiesa così che la gente potesse esprimere il proprio parere e una libera scelta, decretandone i vincitori, ai quali fu assegnata una targa raffigurante il Leone di San Marco.
Curiosa è poi la storia della sede del club e del suddetto corso di fotografia.
Il giornalino comunale "Codognè Notizie" del maggio 1988, così lo riporta:

" [...] I soci hanno voluto pubblicamente ringraziare Don Angelo dal Bo, parroco di Cimetta (che si è prodigato per trovare una sede adatta allo svolgimento delle lezioni del corso), il sindaco di Codognè, la civica amministrazione ed il consiglio comunale (che hanno messo a disposizione l'aula consiliare), la biblioteca comunale di Codognè (che ha concretamente aiutato il Fotoclub mettendo a disposizione la biblioteca per i primi due incontri del corso), la famiglia Biasi di Codognè (che ha messo a disposizione la sua vecchia ma simpatica casa in via Vittorio Veneto 71 per essere utilizzata quale sede del Fotoclub), il mobilificio 3A di Cimetta (che è stato il primo a rispondere all'appello per sedie e tavoli, seguito dal mobilificio Antares e dalla Comprex)".

Qualche anno dopo, per carenza di fondi, il Fotoclub si sciolse, lasciandoci, però, un'eredità spirituale importante, fatta di passione e di saperi che ancora oggi attesta una diffusa abilità per la fotografia artistica propria della comunità di Codognè.
Tra i soci del Fotoclub ci sono Renato Busiol, Pio Dal Cin e Sergio Modolo.

RENATO BUSIOL, storico panettiere di Codognè. La nostra campagna e la collina sono i suoi soggetti preferiti, specialmente se sono espressione di un tempo trascorso, con le sue genti antiche. Oltre al fotografare, tempo addietro era solito sviluppare da se stesso le proprie foto in bianco e nero. Amico di Fulvio Roiter, noto fotografo veneziano, che considera il suo maestro, numerose sono state le uscite insieme per fotografare il paesaggio e le sue anime. 
Ha partecipato a diversi concorsi fotografici, distinguendosi per bravura e menzioni.

Si pensa a PIO DAL CIN, fotoreporter di professione per numerosi giornali, come uno tra i più importanti custodi della memoria popolare del nostro paese. Con la sua macchina fotografica ha immortalato zone di guerra tra le più pericolose al mondo (ad esempio la Prima Intifada Israeliana e la Guerra dei Balcani), momenti storici (come la caduta del Muro di Berlino) e capi di Stato. Di lui colpiscono in particolar modo le fotografie in bianco e nero aventi a soggetto gli uomini comuni, intenti a vivere il loro quotidiano, ritratti nella fugacità di uno scatto che riesce a caricarsi di pathos ed emozioni.

SERGIO MODOLO, storico gelataio del nostro paese, ci lascia sbalorditi per la sua passione di fotografare le saette infuocate che squarciano il cielo temporalesco sopra  Codognè. Una di queste immagini conquistò il podio nel citato concorso fotografico organizzato dal Fotoclub nel 1988. Sergio, fin da bambino, era attratto dalla macchina fotografica, ma non poteva averne una perchè era piccolo e non c'erano le possibilità economiche. Ebbene, fu la prima cosa che acquistò da adulto, la sua Nikon FM2 e qualche anno dopo, in un viaggio a Mosca, una Zenit ET. I lampi e il cielo divennero i suoi soggetti preferiti, foto difficili da realizzare perchè necessitano di un'ottima padronanza della tecnica del tempo di esposizione lungo.

A Roverbasso vive LUIGI CALLEGARI, che ha trasformato la sua passione per moto e motori in lavoro e non solo. E' appena diciottenne, nel 1973, quando già vuole vivere le emozioni del Gran Premio di Motociclismo di Imola. Chiede, quindi, in prestito una macchina fotografica tedesca per immortalare i momenti più significativi di questa sua esperienza. Acquista in seguito una Zenit e da allora continuerà a fotografare, cercando l'immagine perfetta in grado di racchiudere assieme una passione, un luogo e i suoi protagonisti. Negli anni ha fissato su pellicola soggetti diversi, come matrimoni, feste, amici, ma al primo posto rimangono la Moto GP e la F1.

ANDREA BASSO è una forza della natura, capace di immortalare nei suoi scatti quanto di mirabile e affascinante il mondo naturale riveli. Sono immagini che ci lasciano letteralmente a bocca aperta. Come non citare le mistiche immagini di una Codognè notturna ed innevata, o del Pian Cansiglio risvegliatosi sotto la "galaverna", uno degli spettacoli più affascinanti che riserva l’inverno: dopo notti molto fredde e umide, ovattate da una spessa nebbia, al mattino si può scoprire che gli alberi sono stati interamente ricoperti da un deposito di aghi e scaglie di ghiaccio.

Per SERGIO PASIN "la fotografia è un tentativo, a volte riuscito, di perpetrare un'emozione, uno stato d'animo, una passione, una forma di comunicazione non verbale ma, spesso, più potente di mille parole". Queste le sue dirette parole. Il cielo, nelle sue manifestazioni, nei suoi colori, lo attrae molto.

Se poi pensiamo alle grandi occasioni e alle cerimonie istituzionali che si sono svolte nel nostro paese, da chè la memoria ci accompagna, queste sono state sempre immortalate dallo storico STUDIO FOTOGRAFICO "FOTOCINE", oggi "FOTOCINE BOTTECCHIA".
Fondato nel 1963 dal fotografo di professione, Moras Giacomo, ben presto a lui si affiancò Fiorenzo Bottecchia, che rilevò l'azienda nel 1984. Ancora oggi essa è una realtà che caratterizza la nostra comunità. Per noi, pensare a Fotocine e a Fiorenzo Bottecchia, significa pensare alle innumerevoli cerimonie religiose e civili che si sono susseguite nei decenni a Codognè e nelle frazioni, che hanno scritto la nostra storia più recente.

Tra le generazioni più giovani, si distinguono le grandi capacità fotografiche di Irene Gardenal, Nicola Piccoli e Federico Ghin.

IRENE GARDENAL è la poesia fattasi fotografia. "Amo la fotografia. Amo ciò che attraverso essa riesco a trasmettere. La ricerca che si nasconde dietro ad ogni singolo scatto, l'attimo in cui vivi un'emozione e la rendi indelebile. Per me la fotografia è questo: un momento personale e solitario, in cui cerco bellezza ed emozione". Queste le sue parole. Il lirismo di Irene tutto si percepisce nelle sue coinvolgenti immagini specialmente se in bianco e nero. Da notare una sua peculiarità: le immagini sono inserite in una cornice bianca, molto ampia, che riporta sul lato inferiore, in posizione centrale, la sua firma in corsivo.

NICOLA PICCOLI ha 21 anni e dall'età di 12 anni si affaccia al mondo della fotografia, passione trasmessagli dal padre. Inizia a sperimentare autonomamente le strumentazioni fotografiche e successivamente frequenta corsi avanzati sulla composizione, la teoria dei colori, e sulla comunicazione visiva. Dall'età di 20 anni, come sviluppo della fotografia statica, si specializza nella videografia con particolare attenzione alla fotografia cinematografica e al sound design; infatti i suoi prodotti enfatizzano al meglio le qualità del soggetto, grazie anche alla creatività implementata nella post-produzione multimediale.

FEDERICO GHIN, giovane ragazzo di Cimavilla, lo abbiamo già conosciuto attraverso il post a lui dedicato. Bravissimo artista, si è cimentato con diverse tecniche, lasciandosi ispirare dalla sua passione per il ritratto, la musica e la fotografia. Di lui ricordiamo l'importante collaborazione con l'affermata artista austriaca Conchita Wurst nell'ideazione di un foular di grande impatto comunicativo, chiamato "Love/Respect", contro ogni genere di discriminazione.
Laureatosi in Nuove Tecnologie per le Arti - Arti Visive e Progettazione Multimediale, oggi si sta dedicando al lavoro di grafico.

Logo del Fotoclub Codognè, ideato da Stefano Esposito


GIOVANI CAMPIONI DELLO SPORT

  GIOVANI SPORTIVI I nostri giovani campioni sono stati i protagonisti di tre edizioni della "Serata dello Sport" (presso il ...